ISSUE 14 / oct 013
IT / Cosa si prova a guardare un cestino di fragole sapendo che potrebbe ucciderti? D’accordo, ci sono intolleranze alimentari più lievi: c’è chi mangiando una ciliegia poi si deve grattare sotto il mento per ventitré minuti. Ci si convive. Ma intolleranza alimentare è anche quando non sopporti il tuo vicino di tavolo che mangia rumorosamente i tagliolini in brodo. O quando ti ritrovi al pranzo di Pasqua in famiglia e davanti a te siede sempre lo stesso zio la cui sola presenza ti innervosisce. È un’intolleranza e si manifesta a tavola, quindi l’esempio rientra nella definizione. Di questo e d’altro abbiamo chiesto di esprimersi agli illustratori, nella cieca fiducia che la loro fantasia avrebbe alimentato la nostra, contro ogni possibilità di intolleranza. Immagini da guardare con lo stomaco, mangiare con gli occhi, digerire con la mente. Un cortocircuito sensoriale che si può riassumere in una sola parola: Nurant!
EN / How is it like to look at a strawberry tray knowing that it could kill you? All right, there are also less serious food intolerances: you may as well be scratching your kin for 23 minutes because you ate a cherry. You can live with it. But food intolerance is also when you cannot stand the person sitting next to you because he is eating its soup loudly. Or when at the Easter lunch with your family you are always sitting in front of the same uncle whose mere presence makes you uncomfortable. It is an intolerance which reveals itself while eating, so it can be considered a food intolerance. We asked the illustrators to treat this theme, blinding believing that their imagination will be able to feed ours, against all possible intolerances. Illustrations to watch with your stomach, eat with your eyes, digest with your mind. A sensorial short circuit which can be summarized in one word: Nurant!